martedì 20 agosto 2024

La crisi dopo l'apogeo

 Il Novecento rappresenta per la Chiesa un tempo di cretività intellettuale e spirituale, paragonabile al IV secolo e al 1200. La ricerca teologica che confluisce nel Concilio Vaticano II e la nascita di oltre 50 movimenti ecclesiali. 

Ma una cosa è il vedere, altra cosa è realizzare ciò che si è visto. Il verbo greco idein è  vedere un progetto allo stato iniziale (Wittgenstein diceva : "Non pensare. Guarda") ; il verbo theorein è un'anticipazione dello sguardo sul progetto compiuto.

La conoscenza non elimina il mistero; tra il conoscere e il realizzare ciò che si è conosciuto rimane un imprevedibile, che è proprio un'espressione del mistero. Dopo una conquista intellettuale o dopo l'apparizione di un carisma, i quali mostrano la visione di un apogeo, sopraggiunge una crisi che sembra mettere tutto in discussione. E tuttavia bisogna capire che la crisi non è demolizione del tutto che si è visto. La crisi tenta piuttosto un approfondimento di ciò che si è visto, per rendere possibile la concretizzazione di quello che si è visto.

Fanno male tutti coloro che parlano soltanto di tramonto dell'occidente, del cristianesimo; finiscono per creare un'idea ossessiva che non lascia più spazio al rilancio, alla creatività. 

L'indignazione suscita la creatività. Il tipo creativo s'indigna nei confronti del tipo scettico (che si lascia dominare dal dubbio) e nei confronti del tipo dogmatico (che rimane vittima o prigioniero dell'autoritarismo e della tutela che esercita su di lui). Il tipo creativo non è l'anarchico che distrugge ogni istituzione; si lascia guidare piuttosto dallo Spirito che intende rivitalizzare ogni istituzione che esercita un servizio al bene comune. Il tipo creativo approfondisce la visione e la pratica della giustizia, della relazione tra persone e popoli, l'autenticità dell'esistenza. 

Abbiamo capito che le filosofie del tramonto hanno evidenziato soltanto le malattie dell'occidente e del cristianesimo, non hanno invece proposto come uscire dalla crisi, anzi hanno tacciato di ingenuità i pochi che proponevano terapie di guarigione per la psiche e lo spirito. Il sogno infranto sulla possibilità del cambiamento ha creato un clima depressivo nella massa; si è percepita una rinunzia a governare la crisi. Lo spirito è sbeffeggiato, messo fuori gioco, non se ne parla neppure. Si parla e si vive alla giornata: ci si occupa di particolari, di dettagli, l'insieme sembra svanito. 

La crisi è una sfida che il tipo creativo prende sul serio; invece il tipo scettico e il tipo dogmatico si lasciano sfuggire il nuovo che proprio dalla crisi può venire fuori. La teologia cristiana del Novecento e i movimenti ecclessiali carismatici proprio nella crisi fanno esperienza del nuovo che sono chiamati a veicolare. La relazione col diverso, l'approfondimento dell'interazione tra teoria e pratica, il rilancio del sogno che elimina lo stato depressivo, questo e altro ancora esprime la gratitudine verso la crisi. Una metafisica della contingenza apre alle sorprese dello spirito.

                         don Carmelo Guarini

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